E’ una forma di bellezza dimenticata o – quanto meno – davvero molto trascurata. E’ una voce che forse ascoltiamo sempre meno e spesso sembra che non l’ascoltiamo proprio più.
Ci stiamo disabituando alla bellezza, al concentrare la nostra attenzione sull’armonia. Ad esprimere la melodia che pure è insita nella nostra natura, facendolo in ogni modo ma – sopra tutto – esprimendola parlando, dialogando e confrontandoci. Interagendo tra di noi.
Spesso si parla di decadenza, nei nostri tempi. Cosa decade?
Proviamo a giocare un po’ con le parole e variamo leggermente la domanda in questo modo: che cosa... cade?
Cade la costruzione della nobiltà del nostro essere umani. L’edificazione costante e continua tesa verso un via via maggiore accrescimento di tutte le nostre qualità e potenzialità migliori.
Precipita, in questo modo, tutto ciò che possiamo essere e va verso un baratro a cui potrebbe non esserci confine, non fosse che il confine stesso del nostro deterioramento può e deve essere la nostra volontà.
Per rendere più concreto il significato di "precipita”, provate a scrivere la parola su un foglietto, ritagliandone poi le lettere che la compongono, una per una, e lasciandole cadere dalla vostra mano.
La musica dell’anima di ognuno di noi si diffonde e va nella realtà circostante, andando ad incontrarsi con la musica di ogni altra persona e ogni altra specie vivente sul pianeta.
Gli innumerevoli incontri musicali che quotidianamente avvengono, compongono insieme la melodia che vibra poi in ogni società, ogni nazione e nel mondo intero.
Basta ascoltare, per rendersi conto della qualità della musica comune.
Se preferiamo usare le nostre capacità visive possiamo dire che basta guardare: quello che le orecchie sentono come musica viene visto dagli occhi come armonia.
Anche per questo serve la poesia.