Giochiamo con la poesia - Parte prima
Il modo migliore per sperimentare la duttilità di ogni poesia e la sua adattabilità che fa si che le poesie che leggiamo possano far parte della nostra vita è giocarci.
Giocare con le parole che le compongono e giocare con la loro forma.
Pensare che la poesia possa manifestarsi solo con una determinata forma può allontanarci dall’ascoltarla e
dal riconoscerla poi anche nelle piccole frasi quotidiane pronunciate da noi stessi o da chiunque incontriamo
nella vita.
Vi propongo un esperimento per il quale utilizzerò una mia poesia. Naturalmente ritengo possibile lo stesso gioco
con qualunque altra poesia, altrimenti non lo proporrei.
La poesia che ho scelto è stata scritta lei stessa come un gioco e ho deciso di usarla proprio per questa ragione.
L’esperimento consiste nel prendere il componimento e rimetterne insieme i versi come se fosse un testo in prosa,
rileggendone le parole in entrambe le maniere.
Vogliamo provarci?
Scivolano, le parole,
lasciandosi cadere lentamente
come le gocce di rugiada
la mattina, dai petali dei fiori.
E, come quelle gocce,
alcune cadono, altre dissolvono
mettendo tutto di sé in bella mostra
al primo sole
per tramutar d'essenza la natura.
Non hanno scopo, non hanno fine alcuno.
Non hanno origine e non hanno fine.
Prendono forma, assumono sembianza di concetti
e, libere, vanno verso l'ignoto. Lo sconosciuto.
Verso chi le raccoglierà, se farà in tempo,
vedendone le gocce ad una ad una.
Se, invece, un po' più tardi arriverà
e sembrerà che siano scomparse
di fronte al primo sole del mattino,
si doneranno in una forma nuova.
Per loro poco conta che siano
riconosciute per ciò ch’erano prima!
Conta che siano viste, scorte.
Che vengano raccolte, sotto qualunque forma.
Conta, se una qualunque cosa conta mai,
che siano state dette e pronunciate,
e di essere esistite nell'una o l'altra forma.
Potendo celebrare col suono loro
le meraviglie tutte della Vita.